L’Azienda Agricola di Scavello Eugenio si colloca in località Regina, frazione di Lattarico, in provincia di Cosenza, dove le bellezze della natura si coniugano perfettamente con le quelle storiche del territorio. Regina si erge su uno sperone vicino al torrente che confluisce nel Coscinello, alle falde della Serra Pantanolata. Oggi si presenta vocata allo sviluppo agricolo e alle produzioni artigianali e non solo, ma ebbe una notevole importanza anche nel passato.

Non si dispone di informazioni precise sulla sua storia. Appartenne a diverse Famiglie e conserva tracce importanti dei secoli passati. Nella Chiesa parrocchiale, è ancora visibile una parte del portale in pietra scolpita con raffigurazioni di un leone, tralci di vite e grappoli d’uva, opera di scalpellini locali del secolo XVII; della medesima fattura e stile è il rosone a raggiera.

A testimoniare i suoi momenti di maggior prestigio rimangono, oggi, i ruderi del Monastero di San Benedetto di fondazione medievale e il castello che ospitò i feudatari locali. Tradizionalmente, a Regina si svolge una processione organizzata da contadini che alla fine danno vita ad un ricco banchetto. L’arrivo della processione è atteso in piazza a Lattarico dai contadini con i buoi, che portano appesi alle corna pani e nastri rossi destinati ad essere benedetti e poi distribuiti.

Non mancano tante altre forme folkloristiche e di intrattenimento per quanti vogliano incontrare la gente della frazione, sempre pronta ad offrire i prodotti migliori della loro terra. Tanti sono i servizi di accoglienza e ristorazione per un soggiorno fra i paesi antichi del territorio: oltre Lattarico, Rota Greca, San Martino di Finita, San Benedetto Ullano. Ma percorrendo pochi altri chilometri ancora, vale la pena visitare Montalto Uffugo, Paola e tante altre località fra verdi monti e mare azzurro.

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DINTORNI

Posto ai piedi della Serra Pantanolata, Lattarico è di probabile origine bruzia. Il nome Lattarico deriva dal latino Lattaricum, che significa latte, infatti gli abitanti sono detti lattari.
Non si dispone di notizie precise anteriori al 400 quando si apprese facesse parte del vasto stato dei Sanseverino. Nel secolo successivo appartenne ai Barracco, poi agli Spinelli di Fuscaldo, quindi a Isabella Conclubet e, dal 1733 fino al 1806, ai Marsico di Altilia. Questo paese vanta di aver dato i natali a papa Innocenzo XII.
Nel 1928 il comune venne aggiunto a quello di Montalto, ma dopo sei anni riebbe l’autonomia.
Negli anni della seconda metà dell’800, Lattarico acquistò vigore economico: l’agricoltura ebbe un grande sviluppo. Nel 1876 Lattarico si dedicò anche alla tessitura del cotone su telaio. Negli ultimi tempi il campo economico si è trasformato, ma l’agricoltura rimane una fonte primaria di ricchezza. Si coltivano prevalentemente viti, ulivi, ortaggi, fichi e agrumi, ma le nuove generazioni di imprenditori agricoli puntano sullo sviluppo delle produzioni autoctone, anche attraverso il recupero di varietà in fase di estinzione. Si allevano ovini e caprini da latte dai quali si ricavano formaggi e ricotte.
Attualmente il territorio di Lattarico è suddiviso in frazioni: Piretto, Palazzello, Regina, Cozzo Carbonaro, Contessa e Campo di Fieno.

In cima al paese c’era il Convento dei Minimi eretto nel 1585, ma le discordie tra i frati e la famiglia Mele, provocarono l’allontanamento dei religiosi. La Chiesa dell’Immacolata, a croce greca, con una cupola costruita negli anni 60 al posto del campanile, ha un bel portale litico con arco a tutto sesto e campaniletto a ventola impostato sulla trabeazione. Molte sono le statue all’interno della Chiesa: le statue di San Francesco di Paola e San Giuseppe col Bambino, la statua lignea del 700 raffigurante San Rocco, statue settecentesche in legno raffiguranti Santa Lucia e la Madonna del Rosario. In sagrestia, su una tela del secolo XIX è effigiata l’Immacolata ed è ivi riposta la statua della Madonna del Pettoruto, opera in legno di un artista ottocentesco.

La Parrocchia di San Nicola di Bari, un tempo cappella privata dei Marsico, era annessa al vasto complesso di cui era composto il palazzo baronale. La costruzione presenta elementi residui quattrocenteschi sopravvissuti ai restauri del 1547. L’interno è a tre navate che custodiscono una fonte battesimale litica con baldacchino ligneo, resti del colonnato in tufo del 1567, statue di San Francesco e dell’Addolorata, un ciborio litico del secolo XVII addossato ad una parete con figure a bassorilievo raffiguranti la Santissima Trinità, San Pietro Apostolo e San Nicola di Bari. La Chiesa custodisce ancora gli stemmi dei feudatari e lo stemma del paese con un gallo palmato. Nella cappella di San Nicola c’è la statua del Santo, Cristo nella bara e una statua in cartapesta dell’Immacolata. Sull’altare maggiore, un crocifisso ligneo del secolo XVI e il busto reliquiario ligneo di San Nicola del secolo XX. Il vecchio campanile non esiste più.

Abitata fin da epoca antica, stando ai reperti archeologici rinvenuti nella zona, si è chiamata a lungo Montalto. Nel 1863, prima dell’attuale, assunse la denominazione Montalto Affugo. La specificazione deriva dalla tradizione secondo la quale la cittadina è sorta sul luogo di Aufugum, municipio romano, ricordato da Tito Livio, distrutto dai saraceni e ricostruito dai superstiti sul colle sovrastante. onde il nome di Montalto Sede di comunità ebraiche, valdesi e albanesi, verso la metà del XIII secolo fu messa a ferro e a fuoco da Gervasio di Martino, per essersi schierata dalla parte del papa contro Manfredi di Svevia. Ottenuto da Ferdinando I d’Aragona il titolo di città, svolse un ruolo di primo piano nei moti rivoluzionari del XVII secolo. Possedimento dei Ruffo, di Francesco d’Allegro, Consalvo Ferrante di Cordova, dei d’Aragona e infine dei Borgia Alvares de Toledo, nel 1700 legò la sua fama all’accademia degli Inculti, che esercitò una grande influenza sulla cultura regionale. Inclusa nel cantone di Cosenza, ai tempi della Repubblica Partenopea, col nuovo ordinamento amministrativo disposto dai francesi, all’inizio del XIX secolo, fu elevata a capoluogo dapprima di un governo, comprendente diverse università, e poi di un circondario, la cui giurisdizione fu modificata dai Borboni.

La cittadina di Paola è una delle mete del turismo religioso in Calabria.
Principali luoghi di interesse sono il Santuario di San Francesco, le numerosissime Chiese e i Conventi.
Il 27 marzo si celebra la nascita di San Francesco di Paola, mentre il 2 aprile, festa canonica del Santo di Paola, la morte. I solenni festeggiamenti in onore di San Francesco si tengono dall’1 al 4 maggio, con diverse processioni a terra e a mare del busto del Santo e del mantello. La tradizione vuole che un barcaiolo si rifiutò di traghettare San Francesco dalla costa calabra a Messina ed il Santo attraversò lo stretto con il proprio mantello. San Francesco è stato proclamato oltre che patrono della Calabria anche patrono della gente di mare.
Il Santuario di San Francesco, situato in un posto incantevole e in mezzo a floridi campi che furono proprietà del Santo, custodisce uno straordinario patrimonio artistico. Si impone così sulla scena artistica e culturale non solo della Calabria ma del mondo.

Il santuario di San Francesco di Paola sorge nella parte alta e collinare della cittadina, ricca di vegetazione, in una valle costeggiata dal torrente Isca. È meta di pellegrinaggio da tutta Italia e non solo, ma specialmente dalla Calabria, di cui San Francesco è patrono. Custodisce parte delle spoglie del Santo, le restanti si trovano a Tours in Francia.
Davanti al Santuario vi è un ampio piazzale, al limite del quale si erge la facciata principale del tempio. A destra dell’ingresso principale, un arco caratterizza l’accesso alla parte laterale del Santuario, in cui si trovano l’ampia Basilica moderna, inaugurata nel 2000, la fonte della “cucchiarella”, una sorgente miracolosa che da secoli mantiene sempre lo stesso livello, alla quale solitamente si apprestano a bere i pellegrini. Accanto a questa è esposta una bomba inesplosa, caduta nel torrente accanto al Santuario durante un bombardamento anglo-americano nel mese di agosto del 1943, che non danneggiò il Santuario. Continuando si accede al ponte del Diavolo e ad un sentiero al termine del quale si trova un rifugio del santo nei suoi anni giovanili.
Entrando nel Santuario per l’ingresso principale, si accede a due ambienti semi-aperti iniziali. Nel primo sono conservate diverse lapidi del XVI e XX secolo, che ricordano varie ricorrenze ed eventi, mentre il secondo è il vero pronao della Basilica antica: a destra si trova il portale di accesso alla Basilica, a sinistra vi è un affaccio sul torrente e sull’adiacente Convento, e davanti vi è l’ingresso al Chiostro ed al romitorio del Santo e la cella del Beato Nicola.
La Basilica antica, in stile romanico, risalente al XVI secolo, è composta da un’ampia aula principale piuttosto spoglia e da un’unica navata laterale a destra, lungo la quale si aprono quattro cappellette, ed ha il suo culmine nella sontuosa cappella barocca che custodisce le poche reliquie di San Francesco pervenute a Paola.
Nel Chiostro del Santuario, chiuso verso l’esterno con vetrate, si trova il roseto del Santo, che costituisce oggi un folto giardino, e ospita lungo le sue pareti interne affreschi raffiguranti i principali episodi della vita del Santo, molti dei quali legati a leggende. Adiacente ad esso è il romitorio di San Francesco, un insieme di angusti spazi sotterranei che costituirono il primo nucleo di cenobio per il Santo e per i suoi confratelli. Fra il Chiostro e la Basilica antica si erge il campanile del tempio.

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